Si è tenuto nella serata di venerdì 5 febbraio l’incontro virtuale dal titolo “
Progetto Sololo, Kenya come stai? E tu Pino Bollini?” organizzato da
Mondeco Onlus per fare il punto della situazione sull’omonimo progetto a un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19. Il webinar ha visto la partecipazione del dottor Pino Bollini, in dialogo con Ilaria Spinelli e Don Marco Tenderini.
Mondeco Onlus è un’associazione formatasi nell’agosto 2008 con lo scopo di sostenere, assistere e formare persone svantaggiate, con particolare attenzione alla promozione educativa di minori abbandonati attraverso progetti sia in Italia che all’estero.
Come ha spiegato il dottor Bollini, il Progetto Sololo è nato nei primi anni duemila per rispondere a una richiesta di aiuto formulata dall’assemblea degli anziani Borana del distretto di Sololo, nel Kenya settentrionale. Per diversi anni e fino alla diffusione delle cure antiretrovirali, la comunità di Sololo, come molte altre realtà della zona, ha subito gravi perdite a causa della diffusione dell’AIDS, che ha mietuto tra le sue vittime numerose giovani coppie. Gli anziani temevano che ciò avrebbe messo in grave crisi il tradizionale modello di affido famigliare che prevede la presa in carico degli orfani minorenni da parte dei parenti più prossimi, portando all’abbandono forzato di minori. Dopo un’intensa fase di consultazioni finalizzate al disegno di un intervento comunitario per tutelare i minori, è stata tracciata una linea di intervento basata sul monitoraggio costante e puntuale delle condizioni dei soggetti vulnerabili a livello locale. Tale strategia prevedeva come obiettivo primario il maggior prolungamento possibile della vita delle famiglie locali grazie alla distribuzione di farmaci antiretrovirali. Una volta fatto ciò, in caso di necessità la prima soluzione che il progetto prova ad adottare consiste nell’inserimento dei minori in questione nelle famiglie dei parenti più stretti, supportato dall’erogazione regolare di interventi in ambito di servizi pediatrici, nutrizione e accesso all’istruzione. Qualora ciò non fosse possibile, i bambini rimasti soli vengono ospitati nella ‘Obbitu Children Home’, le case famiglia del quartiere Obbitu. L’obiettivo di questo modello è favorire una crescita sana dei minori più vulnerabili all’interno del loro contesto culturale, in un ambiente in cui dispongono di tutto il necessario per raggiungere l’età adulta e intraprendere un lavoro.
Foto tratte dal sito https://www.sololo.eu/
Con il passare del tempo, il Progetto Sololo si è esteso e si è modificato sulla base delle esigenze della comunità e ora comprende svariati interventi volti a fornire un aiuto duraturo e su misura a diverse fasce della comunità locale. Ciò che viene fornito varia a seconda del bisogno di coloro che vengono presi in carico: si va dal ‘kit casa’ (suppellettili per cucinare e mangiare, materassi, letti, coperte, zanzariere) al ‘kit minore’ (vestiti, divisa scolastica, scarpe), da a una casa per chi non ha una all’accesso all’istruzione e al cibo, da un asino all’assicurazione sanitaria nazionale.
A integrare questi supporti, il progetto prevede altri servizi come l’assistenza sociale agli anziani. Per selezionare i beneficiari del Progetto Sololo è stato istituito un iter ben preciso che prevede un’iniziale verifica delle condizioni dei soggetti segnalati da parte degli operatori locali e poi il coinvolgimento delle autorità tradizionali e amministrative (ovvero gli anziani e il sindaco del villaggio), del comitato di gestione del progetto (che comprende tutte le rappresentanze della società locale) e il gruppo di direzione.
Alla domanda “cosa è oggi Sololo?” Bollini ha risposto in maniera forse un po’ sorprendente e cruda a primo impatto: “Il Progetto Sololo è un’efficace fabbrica di povertà. Grazie ai farmaci e alla solidarietà tradizionale della rete sociale borana, la comunità ha saputo dimostrare di sapersi confrontare con la minaccia rappresentata dal virus HIV. Tuttavia, bisogna considerare il contesto in cui il progetto opera: si tratta di un’area isolata e semi-desertica, con importanti condizioni di insicurezza legate alle condizioni ambientali difficili e alla geopolitica dei vicini integralismi internazionali. L’83% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Il Progetto Sololo non si rivolge a queste persone: in un contesto di povertà così diffusa occorre guardare la condizione del povero e prendere coscienza che alla periferia di questa povertà troviamo la fascia dei poveri estremi, i poveri dei poveri. I poveri, grazie alla comunità Borana e alla rete sociale locale, riescono a sopravvivere ed eventualmente transitare a condizioni socioeconomiche di maggiore agiatezza. I poveri estremi, invece, sono coloro per i quali questa rete non è in grado di essere risolutiva, perché i loro bisogni non possono essere soddisfatti dalla carità e dal supporto di una rete fatta di poveri.
Per i minori a rischio e per le famiglie più povere di questo contesto, il Progetto Sololo rappresenta una certezza in termini di sostegno dell’infanzia e sta dimostrando che mantenendo un collegamento tra queste due fasce della popolazione, i poveri estremi aderiscono a quell’opportunità di riscatto rappresentata dal progetto. In media, questo progetto sostiene contemporaneamente circa cento famiglie e trecento minori.” Secondo le analisi statistiche condotte nell’ambito del progetto, i ‘poveri dei poveri’ cercano di sfruttare al massimo le risorse ottenute grazie a questa iniziativa e nell’arco medio di 5-7 anni cambiano la loro posizione sociale diventando ‘soltanto’ poveri: è dunque spiegato perché il progetto genera dei poveri. Gli aspetti cruciali che garantiscono il funzionamento efficace di questo tipo di intervento sono un sostegno continuativo, un attento monitoraggio delle famiglie nel tempo e un coinvolgimento sostanziale della comunità locale.
Le forme più immediate per sostenere il progetto anche dalla comodità di casa propria consistono nella raccolta fondi e nelle consulenze decisionali che vengono fornite in tempo reale anche da remoto. “È un progetto estremamente particolare, aiutiamo gli ultimi degli ultimi e stiamo dicendo ‘aiutaci ad aiutarli ad aiutarsi’. Sosteniamo circa un migliaio di persone, di cui cinquecento sono pressoché interamente a nostro carico. Poi dobbiamo mantenere la casa-famiglia e il personale che ci lavora, tutto questo costa sui 150.000-160.000 euro all’anno. Questo vuol dire che in media ogni persona costa 160 euro all’anno. Per quanto riguarda quest’anno, abbiamo raccolto circa i due terzi del necessario e vogliamo chiedervi: volete camminare con noi? Un progetto come questo o lo adotti o muore, non c’è alternativa. Per 160 euro a povero estremo, vale la pena continuare? Quello che ci preme è il sostegno a distanza. Noi chiediamo 252 euro all’anno, di cui 12 vanno all’associazione. È importante per noi ricevere un supporto non necessariamente di cifre importanti ma continuativo, che ci permetta di fare programmazione” ha dichiarato Bollini. La raccolta fondi ha risentito dell’avvento del Coronavirus, in quanto molte delle attività che vengono solitamente messe in moto a scopo benefico sono state sospese. Ciò è stato ulteriormente complicato dalle condizioni di salute di Pino Bollini che hanno portato a un lungo ricovero e a una lunga convalescenza.
Qualcosa però sta iniziando a muoversi, come ha illustrato Ilaria Spinelli: “qualche piccola cosa si sta sbloccando. Invito tutti a festeggiare con noi San Valentino: domenica 14 febbraio organizziamo una cena da asporto dal titolo ‘Uno stinco per amore a favore del Progetto Sololo‘. Saranno istituiti tre punti diversi (rispettivamente a Merate, Lecco e Muggiò) dove poter ritirare stinco, polenta, una bottiglia di prosecco e due cioccolatini. Una porzione di stinco costerà 15 euro, due 25 euro e il denaro raccolto sarà interamente devoluto in favore del Progetto Sololo. Tutte le informazioni si potranno trovare sul volantino che distribuiremo a breve.” L’incontro ha inaugurato un ciclo di appuntamenti in compagnia dei responsabili degli interventi che Mondeco Onlus porta avanti nel Sud del Mondo; i prossimi webinar sono fissati per venerdì 12 febbraio (“Restiamo accanto – Antonio Nozza sulle strade con i poveri di Alagoinhas, Brasile”) e venerdì 19 febbraio (“Piccoli progetti crescono – Fabio Cattaneo di Little Hands e la forza dei bambini e adolescenti lavoratori del Benin e del Burkina, Africa”) alle ore 21, sulla pagina Facebook di Mondeco Onlus. Tutti gli eventi potranno poi essere rivisti sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di Mondeco.