il Progetto Sololo ha la possibilità di sopravvivere? … SI, le possibilità ci sono tutte.
Dunque, ricapitolando:
- il Progetto-Sololo, nato per prevenire il fenomeno dei ragazzi di strada, oltre ad esserci riuscito, ha svelato, senza che ci se ne accorgesse nel farlo, il suo vero traguardo: produrre “poveri”. Ci riesce con una permanenza media, di circa 7 anni, del “povero estremo” nel progetto.
- il progetto non finanzia sempre le stesse persone in continuazione, bensì i diversi “poveri estremi” che subentrano a quelli che ne escono emancipati in “poveri”.
Ne deriva che per sopravvivere il progetto:
- dovrà sempre avere una fonte di finanziamento dall’esterno
- non riuscirà mai ad autofinanziare la propria sopravvivenza; sia per sua definizione che per il fatto di operare in contesti geografici e sociopolitici particolarmente estremi che protraggono l’esistenza e la permanenza delle “povertà estreme”.
Considerato che:
- un “vantaggio” nella gestione del Progetto-Sololo, sta nel fatto che si possono modulare il numero delle ammissioni dei beneficiari in “povertà estrema” a misura delle disponibilità economiche che si hanno al momento
- in questo genere di battaglia alla povertà, occorrerà sempre puntare al massimo risultato possibile, che è quello di garantire al “povero estremo” l’indispensabile per sopravvivere.
- il che significa poter rispondere nello stesso momento a tutti i bisogni vitali di base che hanno i “poveri estremi”
- per poter riuscire in questo, è indispensabile fare programmazione delle attività da fare a misura del numero dei “poveri estremi” accolti
- il che dipende dalla sicurezza di poter contare su di un finanziamento, proveniente dall’esterno del progetto, che garantisca entrate economiche più o meno costanti.
Come ottenere questo genere di finanziamento?
Fonti economiche con queste caratteristiche di continuità:
- lo sono le ricorrenti e indispensabili attività, sostenute dal volontariato. Quelle che vengono realizzate periodicamente, in specie durante le festività annuali
- lo sono i sostegni a distanza (SaD)
- possono esserlo gli eventuali depositi-investimenti, che offrano una rendita
- non possono esserlo, almeno per il momento, gli aiuti governativi locali in Kenya.
Il governo della contea non ha una politica di protezione dei minori, e quindi non può stanziare fondi per una voce che non è indicata nel suo bilancio regionale. Sono da considerarsi inoltre le questioni di politiche connesse con la composizione del governo secondo le rappresentanze tribali (es. Borana e Gabra tra loro antagonisti),
Tuttavia, il finanziamento esterno e costante da solo oggi non può più bastare se non viene integrato accompagnandolo da:
- manutenzioni ordinarie e straordinarie delle costruzioni e delle strutture necessarie
- ammodernamento degli strumenti gestionali quali i database
- “professionalizzazione” del lavoro. Si era iniziato alla luce del “vogliamoci bene; facciamo il possibile; Dio provvederà … “ . Tutto era basato sulla generosa improvvisazione del “fai da te” che oggi, per le dimensioni raggiunte dal progetto che richiede diversa qualità, non è più sufficiente. Diventa sempre più necessario:
- dotare il progetto di “operatori professionali” di riferimento settoriale; si pensi alle componenti amministrative; stipendi, bilanci, contratti, tassazioni, … Non ultimo anche per il pieno dovuto rispetto della normativa nazionale del Kenya.
- affiancare al personale locale che opera sul campo, figure professionali di riferimento alle quali possa rivolgersi per qualificare sempre meglio il proprio lavoro
- preparare in modo sempre più competente e mirato i futuri volontari che si dedicheranno all’indispensabile quanto delicato lavoro gestionale del progetto in Italia. Si pensi alla corrispondenza con i sostenitori dei SaD; alle verifiche a distanza, della quantità e qualità del lavoro svolto sul campo.
Tutte queste azioni sono doverose, visti i livelli raggiunti dal Progetto Sololo, ma ancor più lo sono verso chi lo finanzia con i propri sacrifici, talvolta autenticamente pesanti
“Aiutati, che poi il ciel ti aiuta”. Dio stesso, prima del Suo intervento, chiede che l’uomo faccia la sua parte. La quantità e qualità della “propria parte” che ognuno è chiamato a dare è correlata alle proprie potenzialità ed alle proprie capacità di adattamento a quanto può richiedere il contesto; che evolve divenendo, per es. nel nostro caso, sempre più esigente in quantità e qualità.