Per chi ci ha “incontrato” solo da poco, informiamo che:

Negli ultimi quattro anni il territorio di intervento, sottocontea di Sololo, ha visto pochissime precipitazioni.

L’economia delle famiglie, basata sulla pastorizia semi-nomadica, è a pezzi; i capi di bestiame, unica vera valuta, sono morti.

In questo momento, le statistiche esterne al programma indicano una fase di classificazione della sicurezza alimentare definita come “critica”.

Ci aspettiamo che questa fase maturi in “emergenza” con gennaio / febbraio. La definizione internazionale della fase di emergenza implica che il contesto vedrà abitanti morire di fame.

Il programma che portiamo avanti continua a mantenere il proprio impegno verso 108 famiglie che possiamo attualmente servire. Tuttavia, ad ogni distribuzione di cibo si presentano decine di altre famiglie, chiedendo un accesso che dobbiamo invece negare per via della nostra capacità economica che non ci consente di allargare il bacino di beneficiari.

I chief governativi dell’area (l’espressione decentralizzata del governo del Kenya) ci contattano regolarmente per condividere le preoccupazioni e domandare aggiornamenti circa la capacità del programma di espandere temporaneamente il bacino di beneficiari.

Abbiamo al momento una capacità logistica che ci permetterebbe di servire probabilmente anche 300 famiglie al mese, aumentando la probabilità per questi individui di arrivare fino alle prossime piogge, attese in marzo/aprile. Nonostante i dubbi dovuti al cambiamento climatico, le piogge di aprile rappresentano l’eventuale rilancio dell’economia per la comunità.

Paradossalmente, le 108 famiglie che seguiamo oggi e che sono state selezionate negli anni in quanto tra le più indigenti sul territorio, sono quelle che ora stanno meglio, perché, grazie al programma, hanno accesso regolare al cibo.

Il riscontro delle visite pediatriche alle famiglie sostenute indica che non abbiamo minori malnutriti nel programma.

Un ottimo risultato, ma la carestia ha cambiato il quadro dei bisogni, e ogni giorno riscontriamo nuovi indigenti a cui ha senso dare una mano ora, piuttosto che quando l’istituto della famiglia sarà compromesso dalla carestia.

Grazie alla capacità di mobilizzazione di fondi privati e a un contesto economico favorevole in Italia, nel 2001, 2006 e 2011 il programma è stato in grado di far fronte alle siccità servendo nei mesi più critici migliaia di individui, tornati poi alle proprie vite.

Ma la carestia attuale avviene invece in un contesto di gravi incertezze e competizioni tra i nostri donatori in Italia e negli ultimi mesi non siamo riusciti a smuovere risorse sufficienti ad allargare il bacino di beneficiari.

I nostri donatori sono circa 300 persone; una nicchia con la quale manteniamo un dialogo aperto e sappiamo che non ci possono aiutare oltre a quello che stanno già condividendo.

Stiamo contattando possibili nuovi donatori con la speranza di aver accesso a risorse emergenziali. Ma crediamo che l’assenza di conoscenza dirette metta i nostri appelli in fondo a una lunga lista di richieste, dato il contesto globale.

Questo genera frustrazione, perché in questo momento, rispetto alla carestia a Sololo, poche altre organizzazioni possano avere la capacità operativa, l’efficienza e l’efficacia di CIPAD.

La popolazione stessa, tramnite Cipad, sa come aiutarsi al meglio sfruttando al massimo le poche opportunità che gli si offrono.

Facendo autocritica, forse avremmo dovuto investire in visibilità negli anni, ma abbiamo invece sempre scelto di destinare tutte le risorse ai servizi.


G R A Z I E