Io, “boomer”, la penso così.
A riguardo della povertà altrui, tutti parlano di tutto ed ognuno ne è un super esperto (teorico, ovviamente altrimenti non avrebbe tempo per farlo) pronto a dettare regole ed indirizzi di comportamento a tutti.
Io ascolto e non mi sento di condividere tutto. Rifletto sulla mia limitata esperienza a Sololo, dove circa un migliaio di persone da anni vendono, con la mia intermediazione, la loro povertà ad un limitato gruppo di persone qui in Italia. Io copro il ruolo “di piazzista e di intermediario” a titolo assolutamente gratuito. Anzi, talvolta, compro anch’io.
La “povertà” a Sololo è posseduta dall’83 % della popolazione che vive sotto alla ufficiale “soglia di povertà” fissata internazionalmente in un dollaro al giorno. Tuttavia io mi occupo solo della “povertà estrema”; ossia di quella fascia limite che è costituita dai “più poveri tra i poveri”. Tra chi vive intorno a questi, non possono esserci acquirenti di povertà; nella migliore delle ipotesi c’è solidarietà con la quale si tenta di supplire.
I miei “clienti” di Sololo, si accontentano di molto poco. Se gli si rispetta la dignità, sono anche disposti a “svendere” pur di sopravvivere.
Il “Progetto-Sololo”, che loro stessi hanno disegnato e gestiscono con una loro associazione appositamente creata che si chiama CIPAD, dimostra che riescono a vincere la “povertà estrema” con un importo di soli 160 euro all’anno a persona.
Non sono cifre enormi. Basterebbe lasciare che loro possano raccogliere le briciole che cadono dalla mensa di chi parla di tutto, dicendo di avere le soluzioni per tutti i loro problemi; ma senza mai alzarsi dal tavolo per aiutare a concretizzarle.