da INFO COOPERAZIONE (info@info-cooperazione.it) – del 2023-04-14
La crisi Ucraina fa aumentare l’aiuto globale che resta sempre più nei paesi donatori
Ieri l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha rilasciato i dati preliminari circa gli aiuti erogati nel 2022. Dai dati si evince che nonostante l’aiuto globale sia quantitativamente aumentato – il 14,4% del totale delle risorse sono state utilizzate per interventi nei Paesi donatori. Come già era successo l’anno precedente, a pesare di più è stato il costo dell’accoglienza dei rifugiati e le donazioni di vaccini Covid, contabilizzate a prezzi di mercato. Le ingenti risorse reindirizzate sulla crisi umanitaria legata al conflitto in Ucraina, rischia di andare a discapito dei Paesi più poveri e fragili, gli aiuti complessivi all’Africa infatti diminuiscono del 7% a livello globale.
Anche nel 2022, insomma, una parte rilevante delle risorse destinate all’aiuto pubblico per lo sviluppo è sostanzialmente rimasto nei Paesi ricchi, anziché essere destinato a migliorare le condizioni di vita nelle aree più povere del Pianeta. E’ soprattutto la voce “dei costi dei rifugiati nel paese donatore” che incide di più: una voce che arrivata alla cifra record di 29,3 miliardi di dollari, con un più 134% rispetto al 2021. In altre parole, quanto trattenuto dai Paesi donatori per interventi entro i confini nazionali è superiore all’aumento complessivo degli aiuti globali (+13,6%), passati da 186 miliardi nel 2021 a 204 miliardi nel 2022.
Con la crisi umanitaria in Ucraina e il più grande esodo di profughi dal secondo dopo guerra in Europa, sono state “reindirizzate” infatti ingenti risorse per far fronte all’emergenza (16 miliardi dollari in totale, pari all’8% sul totale dell’APS globale. “In un momento in cui decine di milioni di persone nei Paesi più poveri e vulnerabili stanno lottando per sopravvivere agli effetti di guerre, della crisi climatica e dell’inflazione, i Paesi ricchi hanno trasformato le loro promesse di aiuto in una farsa. – ha detto Francesco Petrelli, esperto per Oxfam Italia su finanza per lo sviluppo – quasi 30 miliardi sono stati considerati erroneamente come aiuto allo sviluppo ‘genuino’, senza esserlo. In realtà si tratta di un aumento scritto sull’acqua. Buona parte è stato destinato a far fronte all’accoglienza dei richiedenti asilo entro i confini nazionali soprattutto dei rifugiati ucraini, senza il doveroso stanziamento di risorse aggiuntive. Un’altra quota è invece stata contabilizzata per il secondo anno consecutivo, considerando il costo delle donazioni di vaccini Covid, costituiti da scorte di magazzino già acquistate per le necessità nazionali ad un alto prezzo di mercato”.
Anche in Italia sono triplicate le risorse per far fronte ai costi di gestione dell’accoglienza dei migranti, passate da 557 milioni a 1,5 miliardi. In questo scenario l’Italia è un esempio emblematico di un trend di aumento solo fittizio delle risorse destinate all’aiuto pubblico, ossia a sradicare la povertà nei Paesi in via di sviluppo. Il nostro Paese passa infatti dallo 0,29% del 2021 allo 0,32%del 2022 di APS in rapporto al reddito nazionale lordo, con un aumento sulla carta del 15%, cioè da 6,085 miliardi di dollari a 6,468. Come sostiene però la stessa OCSE nei giudizi sulle tendenze dell’aiuto dei vari paesi, “si tratta di un aumento esclusivamente dovuto alla quota dei costi dei rifugiati nel Paese donatore, senza il quale l’aiuto allo sviluppo diminuirebbe”.
Nel 2022, solo 5 paesi europei – Lussemburgo, Norvegia, Germania, Svezia e Danimarca – hanno raggiunto un obiettivo cruciale per il presente e futuro di centinaia di milioni di persone. E l’Italia in questo, come visto, non fa eccezione in senso positivo.
Solo Slovacchia e Belgio hanno parzialmente escluso i costi dei rifugiati dai loro resoconti, prendendo esempio dal Lussemburgo, unico paese dove i costi dei rifugiati provengono da finanziamenti nuovi e aggiuntivi.