– Cosa intendi con il termne di “povertà-estrema”?
– La condizione di vita priva di tutto l’essenziale, dove il soggetto sa che la sua fine quasi certamente arrivare nel medio, breve periodo.
– Come aiutarlo ?
– Un esempio per meglio farmi capire. Se gli paghi le rette scolastiche per i figli, lui con ciò che risparmia si compra una mucca. Ma se l’anno successivo nessuno gli paga le scuole, è costretto a vendere la mucca. Questo tipo di aiuto estemporaneo, lo tiene in vita, ma non lo salva.
Occorre fornirgli tutto il necessario per qualche anno e lui si costituirà una sua mandria che lo renderà indipendente.
– Cosi facendo, non si generano degli approfittatori che attendono di essere mantenuti ?
- Si, se il soggetto è fuori dalla “povertà-estrema” e cerca di sfruttare la situazione che gli si presenta per garantirsi una condizione migliore.
- No, se il soggetto è in “povertà estrema”. Anzi farà di tutto per preservare ciò che riceve e sarà collaborativo al massimo.
Questo risultato lo vediamo con il nostro lavoro. L’esperienza ci ha provato che dopo 5 – 7 anni la famiglia assistita, ritrova la sua autonomia e lascia il progetto-sololo, non avendone più le caratteristiche per starci.
Il nostro lavoro è tutto documentato e registrato in appositi data base. E’ proprio elaborando questi dati che abbiamo riscontrato a sorpresa l’inatteso risultato.
– Perchè l’uomo si comporta così ?
– Probabilmente la risposta è da ricercare nei meccanismi di difesa che alimentano lo spirito di sopravvivenza.
Consolidata la sopravvivenza, parte il naturale egoismo umano che cerca di approfittare.
– Conclusione ?
Occorre, selezionare bene il beneficiario e saper accorgersi quando questo tende ad essere un approfittatore.