Il problema riguarda gli studenti che, dopo che CIPAD ha versato alla scuola il corrispettivo delle rette scolastiche, abbandonano la frequenza senza una ragione plausibile.
CIPAD non può permettersi di disperdere quei soldi; anche se comunque vanno a sostegno della scuola che ne ha sempre un forte bisogno.
I sostenitori del Progetto Sololo, donano per lo studente e non per la scuola.
Quei soldi debbono andare a beneficio di chi dimostra attaccamento agli studi.
Il problema non è di facile soluzione poiché a priori non è possibile individuare chi abbandonerà e nello stesso tempo non è sempre facile da individuare chi ha grandi potenzialità con le giuste ambizioni di crescita.
Comunque a nessuno deve essere negata la possibilità di studiare.
Quando il minore è nella fascia di età dell’obbligo scolastico, si deve sempre:
- informare e fare intervenire le autorità governative; nella figura dell’ufficiale per la tutela dei minori;
- appellarsi all’autorità tradizionale degli anziani del villaggio. Possono far comprendere la portata del danno, nel perdere l’opportunità di studiare, che si infligge indirettamente all’intera comunità ;
- chiedere alla famiglia, specie a quelle che non si mostrano sensibili al problema, di rimborsare CIPAD per dare così ad altri minori la stessa opportunità che viene rifiutata.
Si propongono alla riflessione altre tre possibili soluzioni:
1- introdurre un patto iniziale con la famiglia, sottoscritto dal tutore, che formalizzi il dovere della famiglia al rimborso qualora, in qualsiasi momento del percorso di studi, il minore abbandoni la frequenza scolastica senza una plausibile ragione.
Il rimborso delle spese inutilmente sostenute da CIPAD, potrà avvenire sia con denaro ma, meglio sarebbe, con il mandare il minore a prestare lavoro di volontariato, per es. a curare la pulizia, nel villaggio Obbitu e/o nell’Area serre, quale rimborso anche del danno sociale.
Qualora la famiglia non provvederà al rimborso, verrà allontanata da ogni genere di sostegno da parte di CIPAD. Nel caso occorre però pensare in parallelo ad una formula pratica che tuteli i componenti più fragili e meritevoli della famiglia (es. fratelli che studiano; persone anziane). Infatti questi sono privi di ogni responsabilità nei fatti e nulla possono fare per convincere il minore a riprendere la frequenza scolastica.
Occorre studiare una procedura che sia compatibile con la legge del Kenya, così da poter essere approvata sia dalle autorità locali oltre che dagli anziani.
2- Un’altra soluzione da valutare, potrebbe essere quella che sia la famiglia a pagare le rate del primo trimestre, anche contraendo debiti con parenti e/o amici.
CIPAD garantirebbe, sottoscrivendo un apposito accordo, che se il minore non abbandona la scuola nel primo trimestre, sia il rimborso alla famiglia delle spese sostenute per le rette e sia a coprire i costi di quelle future. Sempre mantenendo l’obbligo di rimborso, in denaro o lavoro, nel caso il minore abbandoni gli studi senza un ragionevole motivo.
3- Forse quest’ultima soluzione potrebbe essere la formula più semplice e praticabile, anche se la meno educativa.
Sottoscrivere con la scuola un accordo che la retta versata a favore di un minore, può essere considerata valida, ossia convertibile, a favore di un altro minore che subentri allo studente che abbandona.
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